Sardi Cagliari: Su Casteddu
Per i cagliaritani (quelli doc, almeno) il Cagliari è "Su Casteddu". La squadra della città, i suoi colori, riflettono sogni e speranze dei cittadini del capoluogo. "Su Casteddu" è salvo, quindi tutti possiamo tirare un sospiro di sollievo. Come diceva qualcuno più famoso di me:"Se il Cagliari retrocede in serie b, tutta la città retrocede".
"Su Casteddu" unisce la Sardegna, i suoi sogni e le sue speranze. Come tutto il mondo del calcio, il pomeriggio dedicato a "Su Casteddu" è come un narcotico, che addormenta i problemi (disoccupazione e situazione economica) e li rimanda al giorno dopo. Dopo lo scossone dato dalle varie intercettazioni, forse questo è un po' meno vero. Lascio giudicare la cronaca a chi è pagato per farlo, o almeno a chi vede il proprio affitto di casa pagato dai calciatori. Dato che di chiacchiere da bar si tratta, mi ha colpito il commento di una sciura del posto in un bar:"Bisognerebbe chiudere tutto per un anno come hanno fatto col baseball in America".
Sarebbe forse ora di ridimensionare tutto, ridurre gli stipendi di questi signori che prendono a calci una sfera di cuoio, ridurre gli introiti televisivi, riniziare a respirare. Purtroppo, il sistema calcio non è altro che una parte del sistema Italia, dove la corruzione, l'arrivismo regna su tutto. Dove la regola del fine giustifica i mezzi è sovrana. Come Sardi, benché isolani, non siamo immuni da questo meccanismo, anzi. Proprio in virtù del nostro isolamento, materiale e intellettuale, abbiamo fatto nostro questo sistema. Aspettando il prossimo rombo di tuono forse sarebbe il caso di svegliarci e iniziare a cambiare, nei limiti del possibile, le cose.
Ricordo i tempi di Matteoli e di Zola che, dopo aver trovato fortuna fuori dall'isola, sono tornati come trionfatori, dando un contributo importante alla causa. Rombo di Tuono è unico, così come lo scudetto presente nella bacheca de "Su Casteddu". E' ora di smetterla di vivere di ricordi di 30 e passa anni fa. Ci sono altre priorità.
"Su Casteddu" unisce la Sardegna, i suoi sogni e le sue speranze. Come tutto il mondo del calcio, il pomeriggio dedicato a "Su Casteddu" è come un narcotico, che addormenta i problemi (disoccupazione e situazione economica) e li rimanda al giorno dopo. Dopo lo scossone dato dalle varie intercettazioni, forse questo è un po' meno vero. Lascio giudicare la cronaca a chi è pagato per farlo, o almeno a chi vede il proprio affitto di casa pagato dai calciatori. Dato che di chiacchiere da bar si tratta, mi ha colpito il commento di una sciura del posto in un bar:"Bisognerebbe chiudere tutto per un anno come hanno fatto col baseball in America".
Sarebbe forse ora di ridimensionare tutto, ridurre gli stipendi di questi signori che prendono a calci una sfera di cuoio, ridurre gli introiti televisivi, riniziare a respirare. Purtroppo, il sistema calcio non è altro che una parte del sistema Italia, dove la corruzione, l'arrivismo regna su tutto. Dove la regola del fine giustifica i mezzi è sovrana. Come Sardi, benché isolani, non siamo immuni da questo meccanismo, anzi. Proprio in virtù del nostro isolamento, materiale e intellettuale, abbiamo fatto nostro questo sistema. Aspettando il prossimo rombo di tuono forse sarebbe il caso di svegliarci e iniziare a cambiare, nei limiti del possibile, le cose.
Ricordo i tempi di Matteoli e di Zola che, dopo aver trovato fortuna fuori dall'isola, sono tornati come trionfatori, dando un contributo importante alla causa. Rombo di Tuono è unico, così come lo scudetto presente nella bacheca de "Su Casteddu". E' ora di smetterla di vivere di ricordi di 30 e passa anni fa. Ci sono altre priorità.
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