[Era] Sardegna fatti bella - [Ora] Sardegna svegliati!
Sul numero di Agosto-Settembre di Vision, leggo un articolo molto interessante sullo sviluppo dell'industria tecnologica israeliana. L'articolo contiene alcuni estratti dell'intervista a Gil Shwed, CEO di Check Point, azienda di 1400 dipendenti operante nel settore della sicurezza informatica. Alcune dichiarazioni, sono senz'altro degne di nota. A proposito dello sviluppo in oggetto:
"Un ruolo importantissimo è stato quello giocato dalle dimensioni contenute del mercato interno. Se in molte altre circostanze, questo fattore è stato un serio deterrente, nel caso israeliano ha contribuito, paradossalmente a creare un abito mentale che, quando indossato nella giusta maniera, ha spinto gli imprenditori locali a pensare in grande, rivolgendo l'attenzione verso l'estero. Questo stato di cose ha di fatto spinto molte start-up a comportarsi come una sorta di "mini imprese multinazionali" con ambizioni globali anziché circoscritte al territorio di appartenenza."
Ricorda qualcosa? Un'isola. L'abito mentale è quello che fa la differenza. Si possono trovare scuse di ogni tipo, si può accusare l'inerzia del sistema, ma spesso si dimentica che, anche se piccole pedine, ne facciamo parte anche noi. E' un'idea che sostengo da tempo: se la Sardegna vuole prosperare, deve puntare lontano, iniziando a guardare il mondo. La Sardegna è prima di tutto un'isola mentale.
Ancora, Shwed, parlando della propria realtà:
"A muovere i nostri passi, è la voglia di raggiungere il successo in sé, più che i suoi frutti. E replicarlo il maggior numero di volte possibile."
Ovviamente, tutte le aziende devono badare al portafoglio. Ma qui si parla d'altro: si torna al concetto di "abito mentale" come un'attitudine vincente, che ti differenzia dal resto. Non solo il profitto immediato (tassa sul lusso, eh?) ma la convinzione che il successo misurato da più parametri porti come conseguenza tutto il resto.
Le risorse umane:
"Quando un produttore hi-tech si mette alla ricerca di personale altamente specializzato su cui investire, oggi guarda a Tel Aviv allo stesso modo in cui guarda a Bangalore."
Qualche mese fa, l'a.d. di una grossa società di comunicazione, quando ha notato il mio accento, mi disse di essere rimasto favorevolmente impresso dalla preparazione di un gruppo di programmatori Sardi con cui aveva avuto modo di collaborare. Questo conferma che il potenziale delle menti Sarde è sotto utilizzato e, in parte, è colpa nostra. Ci fanno credere che il pezzo di pane che ci viene dato per un lavoro nell'isola sia quanto di più possiamo aspirare.
L'esempio citato dimostra come anche in condizioni avverse sia possibile "fare la differenza", passare da una situazione in cui si sopravvive ad un'altra in cui si ha succcesso. Basta cambiarsi d'abito.
"Un ruolo importantissimo è stato quello giocato dalle dimensioni contenute del mercato interno. Se in molte altre circostanze, questo fattore è stato un serio deterrente, nel caso israeliano ha contribuito, paradossalmente a creare un abito mentale che, quando indossato nella giusta maniera, ha spinto gli imprenditori locali a pensare in grande, rivolgendo l'attenzione verso l'estero. Questo stato di cose ha di fatto spinto molte start-up a comportarsi come una sorta di "mini imprese multinazionali" con ambizioni globali anziché circoscritte al territorio di appartenenza."
Ricorda qualcosa? Un'isola. L'abito mentale è quello che fa la differenza. Si possono trovare scuse di ogni tipo, si può accusare l'inerzia del sistema, ma spesso si dimentica che, anche se piccole pedine, ne facciamo parte anche noi. E' un'idea che sostengo da tempo: se la Sardegna vuole prosperare, deve puntare lontano, iniziando a guardare il mondo. La Sardegna è prima di tutto un'isola mentale.
Ancora, Shwed, parlando della propria realtà:
"A muovere i nostri passi, è la voglia di raggiungere il successo in sé, più che i suoi frutti. E replicarlo il maggior numero di volte possibile."
Ovviamente, tutte le aziende devono badare al portafoglio. Ma qui si parla d'altro: si torna al concetto di "abito mentale" come un'attitudine vincente, che ti differenzia dal resto. Non solo il profitto immediato (tassa sul lusso, eh?) ma la convinzione che il successo misurato da più parametri porti come conseguenza tutto il resto.
Le risorse umane:
"Quando un produttore hi-tech si mette alla ricerca di personale altamente specializzato su cui investire, oggi guarda a Tel Aviv allo stesso modo in cui guarda a Bangalore."
Qualche mese fa, l'a.d. di una grossa società di comunicazione, quando ha notato il mio accento, mi disse di essere rimasto favorevolmente impresso dalla preparazione di un gruppo di programmatori Sardi con cui aveva avuto modo di collaborare. Questo conferma che il potenziale delle menti Sarde è sotto utilizzato e, in parte, è colpa nostra. Ci fanno credere che il pezzo di pane che ci viene dato per un lavoro nell'isola sia quanto di più possiamo aspirare.
L'esempio citato dimostra come anche in condizioni avverse sia possibile "fare la differenza", passare da una situazione in cui si sopravvive ad un'altra in cui si ha succcesso. Basta cambiarsi d'abito.
4 Comments:
ahò questo post è troppo lungo...uff lo spirito vacanziero che mi ha già travolto mi impedisce di leggere oltre il primo paragrafo!
By Anonimo, at 9:36 AM
io ho letto questo post, e ho pensato seriamente al suo contenuto... parli sempre di puntare lontano samu, ma c'è tutta una serie di considerazioni da fare. non ora, come disse principessa, i pensieri volgono verso orizzonti vacanzieri. ma ti assicuro che avrò modo di parlarne anche arrivata a casa, c'è sempre da scontrarsi con l'isola mentale di cui parli, sempre.
By Anonimo, at 10:32 AM
Pincipessa: scommetto che se avessi messo un post di "crastulo" avresti letto tutto, eh? ;-)
Liarit: un passo alla volta, prima fu un blog poi.. chissà!
By Samu, at 11:24 AM
uff...e se fosse? Io mi sto preparando all'ombrellone...e si sa, l'ombrellone attira il gossip! ;-)
By Anonimo, at 11:32 AM
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